UN GOSSIP A CORTE: PINTORICCHIO E IL SEGRETO DELL'AMANTE DI PAPA ALESSANDRO VI BORGIA
La mostra “Pintoricchio pittore dei Borgia. Il mistero svelato di Giulia Farnese” (Musei Capitolini, Roma, Italia, fino al 17 settembre 2017) racconta la fervida vita intellettuale ma anche le storie cortigiane nella Roma del tardo Quattrocento.
Protagonisti sono un controverso Pontefice, Alessandro VI Borgia (Papa dal 1492 al 1503,); la sua concubina adolescente, la bellissima Giulia Farnese (1475-1524); un estroso pittore, Bernardino di Betto detto il Pintoricchio (c.1454-1513) ed un equivoco dipinto (“Investitura di Alessandro VI da parte delle Madonna con Bambino”).
Il pontificato di Alessandro VI (uomo colto, magnetico e bello, amante del lusso e delle donne) nutrì intrecci dinastici, veleni di palazzo, calunnie e gelosie. Nello stesso tempo incoraggiò le arti e chiamò il Pintoricchio a realizzare gli affreschi dell'appartamento Borgia in Vaticano. Il risultato fu uno dei cicli pittorici più famosi della storia dell'arte, in cui il pittore usò la riscoperta della cultura antica per illustrare il programma ideologico politico del nuovo Papa.
Tuttavia la scena dell'investitura del neoeletto da parte della Madonna con Bambino benedicente fu ritenuta scandalosa a causa delle presunta somiglianza della Vergine con Giulia Farnese, la giovane e conturbante amante di Alessandro VI. Di tale opera il Vasari (1511-1574) scrisse:” Sopra la porta d'una camera la Signora Giulia Farnese per il volto d'una nostra Donna et nel medesimo quadro la testa di esso Papa Alessandro”.
La maliziosa leggenda del ritratto di Giulia Farnese nelle sembianze della Madonna nacque e si diffuse a causa della riprovevole fama del Pontefice. I suoi comportamenti scandalosi suscitarono a Roma una potente corrente di sdegno capeggiata dal monaco Girolamo Savonarola.
Contro il potere assoluto e violento acquisito dai Borgia, l’unica arma di opposizione ef cace si rivelò la maldicenza sussurrata a corte sulla decorazione delle stanze papali. L'opera ritenuta compromettente fu censurata e condannata nei secoli alla damnatio memoriae: prima coperta, poi strappata dalle pareti sotto il pontificato di Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667); infine dispersa in più frammenti.
Mentre la Madonna ed il Bambino divisi in due dipinti entrarono a far parte della collezione privata dei Chigi, il ritratto di Alessandro VI scomparve definitivamente.
La mostra “Pintoricchio pittore dei Borgia. Il mistero svelato di Giulia Farnese”, finalmente riaccosta i due frammenti (il volto della Madonna ed il Bambino Gesù) dopo secoli di ricerche, studi e recenti indagini scienti che. La ricostruzione parziale dell'affresco è stata resa possibile grazie ad una copia (vd. Foto) realizzata nel 1612 da Pietro Fachetti, unica testimonianza della composizione ed armonia dell'originale
L'esposizione destituisce, tuttavia, la intrigante insinuazione della somiglianza fra la Madonna nell’appartamento Borgia e Giulia Farnese. Il confronto con altri dipinti del Pintoricchio dimostra come le sembianze della Vergine rispecchiassero canoni estetici ideali a cui il pittore si ispirava nel rappresentare il volto sacro: i tratti dolcemente allungati, senza alcun intento ritrattistico ed un'espressione amorevole ed assorta. (vd. Foto: Madonna della Pace di San Severino Marche e la Madonna delle Febbri di Valencia).
Un percorso fra poche ma interessanti opere (i ritratti della famiglia Borgia, i raf nati affreschi del Pintoricchio, le sculture di epoca romana in relazione con i dipinti dell'Appartamento Borgia riprodotti in scala 1/1) illustra la rinascita umanistica e la riscoperta del mondo classico alla corte papale di ne Quattrocento, ma sussura anche un gossip risalente al XV secolo, in un Rinascimento orilegio di arti e lettere, non esente da intrighi, pruderie e mondanità.