“CALEIDOSCOPICO BALLA”
di Carla Piro
Gironzolo assorta senza meta per Villa Borghese a Roma e mi ritrovo davanti all'Aranciera. Vinco la mia indolenza ed entro, attratta dalla mostra “Balla a Villa Borghese” (fino al 17 Febbraio 2019).
Balla (1871-1958) è un artista che apprezzo e mi emoziona. Mi affascina la sua ricerca di una sintesi capace di rivelare l'essenziale, che per lui ha preso la forma del Divisionismo prima e del Futurismo poi.
Nonostante sia stato un importante esponente di entrambi i movimenti, egli è maggiormente noto per la sperimentazione futurista che esalta la velocità con la veemenza delle forme.
Questa esposizione, invece, rivela un Balla dal profilo artistico poco conosciuto, che trova l'essenza della vita nella dimensione intima e naturale.
Nell'Aranciera mi sorprendono le opere divisioniste in cui il colore viene scomposto in un prisma di pennellate.
Realizzati nel primo Novecento -quando la sua casa affacciava su Villa Borghese (da qui il tema della mostra)-, i lavori esposti sono intimisti, tesi a cogliere il reale attraverso la delicatezza dei toni e lo studio della luce.
”Ho lavorato molto cercando sempre di ritrarre il vero ed attraverso esso l'intimo spirito delle cose”.
La citazione accompagna le mie riflessioni. Intuisco che l'artista vuole infrangere la superficie delle cose per coglierne l'essenza; ma è anche alla ricerca di un senso che organizzi la frammentarietà dell'esperienza umana. Un senso ed un'essenza che non siano opinabili, ma offrano certezza e conforto agli affanni dell'uomo.
Nel Balla del periodo romano questa ricerca si traduce in immagini che appartengono alla dimensione domestica e al rapporto con la natura.
Le opere raccontano la quotidianità della vita e l'essenzialità dei valori: gli affetti familiari, la campagna intorno a lui, la piétas per la miseria umana. Rimango commossa di fronte al dipinto a grandezza naturale di un contadino (appartenente al ciclo “Dei Viventi” dedicato agli esclusi), con i vestiti laceri, intento al lavoro ma dignitoso nella sua condizione.
Paesaggio, figure, oggetti sono rappresentati attraverso un caleidoscopio di colori, dove ogni tinta è variegata: un verde si scompone in puntine di giallo, striature di rosso, variazioni di arancio. “Non esiste la forma. -spiega- Tutto...tutto deve dare il colore”.
Il pittore è qui attento ad osservare la quiete della natura ed i suoi lenti mutamenti cromatici. E' ancora lontano dalla celebrazione del movimento resa con tratti sintetici e rapidi, che caratterizzerà l'astrazione futurista appena un decennio più tardi.
E' l'estate del 1904. Balla (a Roma dal 1885) ha appena sposato Elisa Marcucci.
Il sindaco di Roma, Ernesto Nathan suo estimatore, gli consegna l'ultimo piano di un antico Monastero che affaccia su Villa Borghese (nell'attuale Via Paisiello, in quel quartiere dei Parioli allora periferico e spopolato).
Qui, al confine fra la campagna e l'Urbe, Balla insedia la sua casa ed il suo studio. Dipinge quello che vede dal balcone o uscendo in strada; immerso nel verde della villa con i suoi alberi, strade e fontane.
L'arte di Balla parte sempre da un'analisi della realtà.
Il tema della natura ai margini della città diventa il soggetto da indagare e rappresentare ripetutamente alla ricerca di una essenzialità, individuata nella semplicità delle foglie mosse dal vento o in una matassa di fili d'erba.
Gli scorci del parco o le ombre al tramonto sono resi da vibrazioni di luce e da onde di colore sfaccettato. I tocchi sottili e lievi rendono vivide le fontane, l'acqua, i muri, il paesaggio, la sagoma della moglie amata.
La ricerca di quegli scorci, ombre e colori ha suggerito al fotografo Mario Ceppi di riprodurre in fotografia alcune inquadrature tratte dalle opere di Balla. Il risultato è un interessante ed insolito complemento alla mostra, che suggerisce di ripercorrere i passi dell'artista in una originale “caccia all'immagine”.
Così, spinta dalla curiosità, esco dall'Aranciera e proseguo nel mio girovagare per Villa Borghese, per osservare con altri occhi le cose e vedere l'essenziale nella natura. Questa volta ho una meta: guardare oltre i cambiamenti ed individuare il profilo di quel paesaggio che ha ispirato l'opera di Balla, la cui riflessione sulla realtà si rivela ancor oggi estremamente attuale.